POST – 8° EDIZIONE DEL CIRCOLO DELLA SICUREZZA-PARENTING
Si è conclusa l’ottava edizione del Circle of Security-Parenting, il programma ideato da Bert Powell, Glen Cooper, Kent Hoffman, Bob Marvin (2014) che si basa sull’attaccamento nella relazione tra genitore e figlio, dalle prime fasi della nascita a tutte le successive tappe di crescita.
I genitori, accompagnati dalla Dott.ssa Laura Rapanà, sono partiti dall’ascolto dei propri figli fino ad arrivare all’ascolto di sé stessi, hanno compreso che un figlio ha bisogno di genitori sufficientemente buoni, di mani affettuose, grandi e sagge che portino serenità e fiducia.
L’obiettivo del lavoro sul Circolo è di portare il genitore alla riflessione e a un cambiamento di prospettiva. Il Circolo aiuta il genitore a osservare il proprio figlio, a guardare attraverso i suoi gli occhi, a capire di cosa ha bisogno: un figlio ha necessità che il genitore stia con lui sul Circolo perché ciò rappresenta “l’Essere insieme”, l’essere in sintonia e ciò gli permetterà lo sviluppo di un attaccamento sicuro; si possono fare errori e non è mai troppo tardi per ripararli, ogni situazione può essere elaborata e superata.
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Un ringraziamento di cuore ai genitori che mi hanno accompagnato in questo viaggio mettendo ciascuno, nel proprio modo, un contributo unico tale da permettere la creazione di un gruppo speciale! E questo si evince dalle bellissime riflessioni alla domanda:
“Partecipare al Circolo della Sicurezza-Parenting mi è stato utile per …”
“Ascoltare, vedere e capire. Guardare uno schema che permea i rapporti con i figli e riconoscerlo nella quotidianità”.
“Acquisire la consapevolezza di quali siano e come e quando si manifestano i bisogni dei miei figli in modo da poterli riconoscere e poter “essere” insieme a loro quando è necessario (o perlomeno non essere assente). Acquisire la consapevolezza che le reazioni di “rottura” del rapporto sono dovute al nostro vissuto: la nostra musica dello squalo è solo nostra, la sentiamo noi e ci allontaniamo, rompiamo”.
“Comprendere lati a me ignoti di una relazione sana e sicura con mio figlio; inoltre mi ha rivelato alcuni bisogni della mia infanzia mai soddisfatti che sono sublimati in quello che ho sempre creduto fossero parti del mio carattere. È stata una grande rivelazione a 360 gradi. Mi ha aiutato a comprendere il mio modo di essere genitore in relazione al mio bambino interiore.”
“Posso affermare che il corso nella sua interezza è stato assolutamente fondamentale. ho trovato utilità e beneficio in tutte le sue parti e in tutti i suoi momenti. Sicuramente Il concetto di base da cui parte è quello di “empatia” senza necessità di risolvere i problemi ed è anche quello di “speranza”. Non è mai troppo tardi e c’è sempre modo di riparare ai propri errori nella relazione con i propri figli”.
“Il riconoscimento delle varie fasi del circolo non solo per il rapporto genitore-figlio ma in qualsiasi rapporto con chiunque nel quotidiano. La consapevolezza della “presenza” nel cerchio, dell’essere “insieme”.
“Capire che devo entrare in contatto con mio figlio abbassando i miei schermi. Devo rapportarmi a lui uscendo da me stesso, senza impostare il rapporto o il contatto come è successo nella “mia” infanzia. Capire come mettere le sue esigenze al centro del rapporto non le mie. Imparare a vederle in anticipo, quando lo squalo si sta avvicinando!!!”.
“Questo corso è stata un’esperienza esistenziale. Vedere in modo analitico certi comportamenti e le emozioni, mi ha aiutato a riguardare me stessa e la relazione con mio figlio, mio marito e con tutte le persone che mi circondano. Sapere di poter riuscire un giorno a raggiungere il 30% di equilibrio emotivo relazionale mi ha tranquillizzata perché non è mai troppo tardi. Sono chiamata ad essere un individuo “sufficiente”, non perfetto; entrare in questa dimensione mi aiuta a vedere gli altri in modo diverso”.
“Il confronto con altri genitori; visualizzare il percorso e il movimento sul circolo”.
“Scoprire le dinamiche che si innescano ogni volta che siamo in una precisa parte del circolo e capire che la cosa più importante è accompagnare i propri figli nel loro percorso senza necessariamente risolvergli il problema”.
“Entrare in contatto con quelli che sono stati i miei bisogni di bambina e di come questi sono o non stati accolti e soddisfatti. Le emozioni che provavo e il modo in cui le mie figure di riferimento mi hanno insegnato a gestirle. Di conseguenza, tutto questo mi ha aperto gli occhi su come oggi mi relaziono con mio figlio e su come accolgo o no i suoi bisogni e quali sono le situazioni nelle quali invece che la mia adulta, entrai in relazione con lui la mia bambina chiedendo, anziché soddisfacendo. È stata una delle esperienze più potenti e formanti della mia vita”.