La Psico-Oncologia

La Psico-Oncologia

Articolo della dott.ssa Alessia Ciculi.

L’oncologia, secondo quanto riportato dall’Enciclopedia Treccani (2010), è la “branca della medicina che studia la costellazione di malattie rappresentata dai tumori. Si divide in due grandi sotto-discipline: l’oncologia sperimentale, che raggruppa quelle specialità che studiano i meccanismi molecolari e genetici che caratterizzano le cellule neoplasiche e l’oncologia clinica, che si occupa della diagnosi e del trattamento dei tumori umani”.

I tumori, definiti in medicina ‘neoplasie’, afferiscono sia agli organi solidi che alle cellule del sangue come linfomi e leucemie; perciò, possono interessare qualunque organo del nostro corpo. I tumori vengono generalmente classificati in benigni e maligni, a seconda dell’aggressività e della capacità di invadere le strutture circostanti e gli organi più o meno lontani (Istituto Superiore di Sanità, 2021).

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2020 in tutto il mondo, sono stati registrati più di 19 milioni di casi di cancro.

In Italia, circa 350.000 persone sono colpite dal cancro e 170.000 muoiono a causa di esso; mentre circa due milioni sono le persone guarite o con una sopravvivenza superiore a cinque anni (Società Italiana Psico-Oncologia, 2011).

La psico-oncologia è una disciplina, che unisce oncologia, psicologia e psichiatria, ed analizza, in un’ottica transculturale, due importanti dimensioni legate al cancro (Società Italiana di Psico- Oncologia, SIPO, 1998; Holland & Zittoun, 1990):

  • l’effetto, sia psicologico che sociale, della malattia sul paziente, la sua famiglia e l’equipe curante;
  • il ruolo dei fattori psicologici e comportamentali nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cura delle neoplasie.

La psico-oncologia, dal 1970, si è sviluppata fino ad arrivare ad essere una parte fondamentale della cura oncologica.

Le società nazionali di psico-oncologia si sono raggruppate nell’IPOS (International Psycho- Oncology Society, 1984) e nel tempo sono state sviluppate linee guida e sono stati fatti molti sforzi per implementare e coordinare le reti di assistenza e supporto.

La gamma di interventi psico-oncologici è in continua espansione, in linea con l’ampliamento del concetto di qualità della vita correlata alla salute (Lang-Rollin & Berberich, 2018).

I target degli interventi psico-oncologici sono (Lang-Rollin & Berberich, 2018):

  • problemi emozionali (comorbidità psichiatriche, paura della progressione ecc.)
  • assistenza in problemi pratici/sociali (ritorno a lavoro, problemi finanziari, cura dei bambini ecc.)
  • problemi familiari e supporto al caregiver
  • aspetti spirituali (preoccupazioni religiose, crescita personale, lutto o morte)
  • miglioramento delle condizioni di salute generali (stile di vita, nutrizione, esercizio fisico, gestione dello stress)
  • ottimizzazione del trattamento (aderenza al trattamento, decisioni rispetto il trattamento, uso di antidolorifici, uso di medicine alternative)
  • gestione dei sintomi fisici (dolore, fatica, sessualità/riproduzione, insonnia, disturbi cognitivi, sintomi specifici legati al tipo o localizzazione del cancro, forma di terapia).

Secondo la Società Italiana di Psico-Oncologia, il trattamento del paziente in questione deve avere come obiettivo principale quello di migliorare la qualità della vita e di limitare il rischio che le possibili conseguenze di sofferenza psicosociale o di sviluppo di quadri psicopatologici condizionino la sua vita in futuro (Società Italiana di Psico-Oncologia, SIPO, 1998).

Risulta perciò necessaria una buona valutazione delle dimensioni psicosociali in modo da individuare le persone con maggiore rischio di disagio psicologico e capire quali sono le aree di funzionamento più colpite per progettare interventi personalizzati e mirati, sulla base delle determinanti psicologiche (Società Italiana di Psico-Oncologia, SIPO, 1998).

Le malattie oncologiche possono influire, infatti, sul funzionamento psicologico, affettivo, familiare, sociale e sessuale del paziente e dei suoi familiari, tanto che circa il 25-30% delle persone colpite dal cancro riportano sofferenza psicologica, in particolare ansia, depressione e difficoltà di adattamento, con conseguenze negative su qualità di vita, aderenza a trattamenti medici e percezione degli effetti collaterali, relazione medico-paziente, tempi di degenza, recupero e riabilitazione (Società Italiana di Psico-Oncologia, SIPO, 1998; Cullen et al., 1976). Tale sofferenza può diventare cronica se non identificata e trattata tempestivamente.

Abbiamo nominato la “qualità della vita”, ma effettivamente di cosa si tratta? L’organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 1995) definisce la qualità della vita come un costrutto multidimensionale, composto da dominio fisico, dominio psicologico, livello di indipendenza, relazioni sociali, ambiente e spiritualità, religione o credenze personali (WHOQOL, 2006).

In particolare, la qualità della vita di un paziente oncologico (EORTC Quality of Life) è data da:

  • lo stato di benessere, composto da: la capacità di svolgere attività quotidiane, che riflettono il benessere fisico, psicologico e sociale;
  • la soddisfazione del paziente per i livelli di funzionamento e controllo della malattia;
  • la valutazione soggettiva del carattere buono e soddisfacente della vita nel suo insieme;
  • il divario tra le aspettative e la realtà del paziente (più piccolo è il divario, maggiore è la qualità della vita; questo divario rappresenta l’effetto funzionale della malattia e della conseguente terapia sul paziente come percepito da lui stesso).

Le persone che hanno ricevuto una diagnosi oncologica possono spesso, inoltre, incorrere in forme di distress, come spesso associato ad outcome negativi comuni, ovvero ansia e depressione (Chirico et al., 2015).

Bisogna, quindi, porre molta attenzione a questi sintomi, in quanto, se uniti possono dare vita ad un quadro ansioso-depressivo grave. Pazienti oncologici possono essere caratterizzati da un’estrema ansia, con pensieri intrusivi e attivanti che li portano ad avere paura dell’inutilità del trattamento, paura della morte, arrivano a pensare che le attività che prima svolgevano tranquillamente ora sono inutili.

Perciò, compito dello psico-oncologo è quello di mettere in atto un ascolto empatico e riuscire a mettere insieme tuti i “piccoli pezzi” di quella persona.

Accade spesso che i pazienti oncologici pensino di essere soli, che nessuno li possa capire e, mettendo in atto questa strategia di coping altamente disfunzionale, potrebbero non raccontare niente di ciò che provano e pensano.

Inoltre, per poter aiutare i pazienti è necessario sapere che esistono diversi livelli di consapevolezza della malattia (Morasso et al., 1997):

  1. Paziente completamente consapevole (livello 1): il paziente comprende le informazioni che gli sono state fornite (prognosi e progressione della malattia). Le reazioni emotive del paziente sono congrue con lo stadio della malattia e i tratti di personalità.
  2. Paziente consapevole razionalizzante (livello 2): il paziente in questione potrebbe avere una personalità abituata ad un forte controllo emotivo, con lo scopo di limitare al minimo il contatto con le proprie emozioni. In questo caso, il soggetto non blocca né nega i significati della sua sofferenza, ma li riorganizza e ne prende le distanze emotivamente.
  3. Paziente consapevole negante (livello 3): il paziente cambia il significato delle informazioni cliniche rispetto la propria malattia e, nonostante ciò, le reazioni emotive non sono coerenti con la situazione clinica riportata dal paziente stesso.
  4. Paziente consapevole introverso (livello 4): questo tipo di soggetti reagiscono alla malattia chiudendosi, così come accade di fronte a situazioni emozionalmente forti. Di contro, il non verbale e la mimica facciale, rivelano una consapevolezza della propria malattia.
  5. Paziente consapevole con incoerenza (livello 5): quando al paziente in questione viene comunicata la diagnosi di tumore, la comunicazione verbale dei pazienti è congrua con l’informazione clinica ricevuta, ma meno congruo risulta il comportamento non-verbale, in quanto si manifesta uno stato di ansia o depressione che sta ad indicare consapevolezza di malattia.
  6. Paziente informato, non consapevole (livello 6): tale livello è dato dal basso livello educativo di questi soggetti, i quali non sono in grado di comprendere le informazioni verbali che gli vengono fornite, motivo per il quale non riconoscono l’entità della malattia. Di conseguenza questi pazienti potrebbero fraintendere gli effetti della malattia.
  7. Paziente completamente inconsapevole (livello 7): questo livello è specifico per i pazienti anziano o per paziente che presentano gravi difficoltà di comprensione (dato da bassi livelli di educazione o da deficit cognitivi). In questo caso gli oncologi provano difficoltà nel far comprendere al paziente l’informazione clinica; inoltre, il paziente non formula domande spontaneamente.

In ogni caso, ogni persona si porta dietro ciò che la vita gli ha dato e delle volte c’è l’esigenza di guardare e di guarire una ferita che potrebbe essere invisibile e che era preesistente alla diagnosi di tumore. Alcune persone non sono consapevoli di tale ferita e si sforzano, da prima della diagnosi, per trovare un equilibrio nella propria vita.

Per il terapeuta è importante permettere l’espressione della sofferenza personale del paziente e comprendere il significato di questa sofferenza, piuttosto che fare solo un collegamento causa- effetto fra emozioni, conflitti e cancro.

Può, infatti, risultare di fondamentale importanza sentirsi compresi e ascoltati, con un tipo di problematiche di questo tipo e, in questo senso, è essenziale il ruolo dello psico-oncologo all’interno di strutture ospedaliere.

Non tutti gli ospedali oggi dispongono di una figura professionale di questo tipo, ma tale figura potrebbe fornire una tipologia di aiuto e supporto che potrebbe fare la differenza in futuro, soprattutto in un ambiente come quello medico caratterizzato spesso da “freddezza emotiva” da parte dei medici.

Sitografia

  • EORTC Quality of Life (European Organisation for Research and Treatment of Cancer). https://qol.eortc.org

Bibliografia

  • Assessing national capacity for the prevention and control of noncommunicable diseases: report of the 2019 global survey. Geneva: Organizzazione Mondiale della Sanità; 2020.
  • Chirico, A., Lucidi, F., Mallia, L., D’Aiuto, M., & Merluzzi, T. V. (2015). Indicators of distress in newly diagnosed breast cancer patients. PeerJ, 3, e1107.
  • Cullen, J. W., Fox, B. H., & Isom, R. N. (Eds.). (1976). Cancer, the behavioral dimensions. US Department of Heatlh, Education, and Welfare, Public Health Service, National Institutes of Health, National Cancer Institute.
  • Enciclopedia Treccani, 2010. Dizionario di Medicina.
  • Holland, J. C., & Zittoun, R. (1990). Psychosocial issues in oncology: A historical perspective. In Psychosocial aspects of oncology (pp. 3-9). Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg.
  • Lang-Rollin, I., & Berberich, G. (2018). Psycho-oncology. Dialogues in clinical neuroscience.